INDAGINE SULLA FLORA MICOLOGICA
DELL’ALTA VAL STAFFORA
Alfredo Gatti
Riassunto
Viene riportato l’elenco delle specie fungine censite in una zona particolarmente interessante della nostra provincia, il territorio comunale di Brallo di Pregola, preceduto da brevi cenni sull’indagine in corso e sugli ambienti boschivi collinari e montani. Vengono pure segnalate alcune entità floristiche caratteristiche dei luoghi.
SCOPI E METODI DELLA RICERCA
I funghi svolgono funzioni essenziali all’interno di qualsiasi ecosistema come biodemolitori di sostanze organiche ed inoltre la loro simbiosi con le piante assume una fondamentale importanza nel mantenimento degli equilibri fra le varie popolazioni vegetali. Come avviene per le piante superiori, per la flora e per gli animali, anche i funghi vanno studiati e segnalati sui vari territori, al fine di facilitare interventi che consentano di salvaguardarne la biodiversità: perché tutto ciò sia possibile, si rendono indispensabili il censimento e la mappatura del territorio.
Nel 2000 l’AMB Gruppo Micologico Vogherese ha iniziato in modo sistematico un’indagine sulla micoflora in Oltrepò Pavese: il programma di censimento è inoltre finalizzato all’individuazione d’aree particolarmente interessanti nonché di specie fungine rare, eventualmente minacciate da pericolo d’estinzione.
I metodi di lavoro sono quelli tradizionali usati per simili ricerche: le caratteristiche delle varie specie osservate durante le escursioni, sono annotate su schede appositamente predisposte e contenenti informazioni sulla data, la località e la quota di ritrovamento, l’ambiente e il substrato di crescita, l’indice di abbondanza, il nome del raccoglitore e del determinatore, il riferimento cartografico.
Un’area particolarmente interessante è stata individuata nel territorio comunale di Brallo di Pregola dove, oltre ai rilievi costantemente effettuati, sono state organizzate, per alcuni anni, giornate di ricerca alle quali hanno partecipato numerosi micologi. Questi incontri hanno contribuito significativamente all’approfondimento dello studio ed all’individuazione di nuove specie fungine del territorio.
DESCRIZIONE
Cenni sul territorio comunale di Brallo di Pregola
Il territorio comunale è geograficamente situato nella parte meridionale della provincia di Pavia, in quell’unico tratto di Appennino appartenente alla Regione Lombardia: misura una superficie di circa 4600 ettari con altitudine variabile dai 370 metri sulla sponda sinistra del fiume Trebbia ai 1724 metri del Monte Lesima, che è anche la cima più alta di tutto l’Oltrepò Pavese. L’area considerata si può quindi dividere in zona collinare e zona montana, attribuendo approssimativamente quota 800/900 metri il punto di divisione fra le due fasce, altrimenti difficilmente distinguibili.
La scarsa urbanizzazione, l’evoluzione demografica negativa e l’attività agricola poco praticata, conferiscono all’ambiente un aspetto particolarmente selvaggio, soprattutto alle quote inferiori, essendo appena sfiorato dall’antropizzazione. Alle quote superiori e verso i crinali, invece, l’ambiente è in parte influenzato dall’uomo che ha operato nel tempo vasti disboscamenti e sottratto spazio ai boschi, favorendo in tal modo la formazione di pascoli e prati falciati: quest’ambiente rimane comunque ecologicamente simile a quello rappresentato dalle radure naturali.
Sono praticamente presenti tutti i tipi di terreno, anche se prevalentemente troviamo rocce argillose, calcaree e marnose. Più raramente si possono osservare, presso le frazioni Pregola, Colleri e Casone, rocce eruttive ofiolitiche (Sassi Neri) particolarmente interessanti.
Ambiente boschivo collinare
I boschi ricoprono principalmente le sponde del torrente Avagnone, il cui bacino è esposto a sud e percorre il tratto da Passo Brallo (metri 950) fino al fiume Trebbia (metri 370) al confine con la provincia di Piacenza. Altri importanti insediamenti boschivi si possono osservare a Nord-Ovest sul versante orografico destro del torrente Staffora e più a Nord dove il territorio confina con il comune di Menconico.
La fascia collinare presenta una vegetazione arborea in cui prevalgono la roverella (Quercus pubescens) spesso legata a luoghi impervi e soleggiati ed il carpino nero (Ostrya carpinifolia). Alle quote più elevate ed in ambienti meno secchi, le specie più comuni sono il cerro (Quercus cerris), il castagno (Castanea sativa) e talora la rovere (Quercus petraea). In questa fascia si trovano inoltre gli aceri (Acer campestre), l’orniello (Fraxinus ornus) ed alcune rosacee come, ad esempio, il pero selvatico (Pyrus communis) ed il ciliegio selvatico (Prunus avium). Lungo i corsi d’acqua ed in zone umide trovano l’habitat ideale i pioppi (Populus alba e Populus tremula), parecchie specie di salice (Salix sp.) e l’ontano nero (Alnus glutinosa). Da segnalare inoltre la presenza di ridotti impianti di conifere composti da pino nero (Pinus nigra) e pino silvestre (Pinus sylvestris).
Importante è pure la presenza di specie arbustive, che crescono spesso assieme ed a volte intrecciate con le piante ad alto fusto. Di questi arbusti si ricordano i più comuni: il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crataegus monogyna), il salicone (Salix caprea), il prugnolo (Prunus spinosa), il ligustro (Ligustrum vulgaris) e le rose selvatiche (Rosa sp. pl.). Da segnalare pure la presenza del ginepro (Juniperus communis) e quella non comune del pungitopo (Ruscus aculeatus).
In questi boschi, sovente misti, ben esposti e prevalentemente su terreno neutro-basico, crescono un’infinità di specie fungine tipiche. Alcune di queste specie sono comunissime, altre molto rare ed interessanti (almeno per i micologi) quali, ad esempio, il gruppo dei boleti legati ai suoli basici (Boletus lupinus, B. torosus, B. pulchrotinctus, B. satanas, B. rhodopurpureus, B. radicans).
Ambiente boschivo montano
Il faggio (Fagus sylvatica) è l’essenza dominante ad un’altitudine superiore ai 900 metri: l’abbondante piovosità e i venti umidi provenienti dal mare, favoriscono la vegetazione di questa pianta che richiede climi freschi ed umidi, accompagnati da escursioni termiche non eccessive. Alle quote inferiori il faggio cresce in associazione soprattutto a querce (Quercus cerris e Quercus petraea), mentre alle quote superiori tende a formare boschi puri. Numerosa è la presenza di conifere, tutte introdotte nella prima metà del secolo scorso, che spesso crescono mischiate alle latifoglie più comuni, altre volte creano formazioni compatte ben individuabili anche in lontananza.
Molto diffuso è il pino nero (Pinus nigra), un po’ meno il pino silvestre (Pinus sylvestris), il larice (Larix decidua), l’abete rosso (Picea excelsa) e l’abete bianco (Abies alba). Sparso e isolato vegeta l’acero montano (Acer pseudoplatanus), mentre presso i corsi d’acqua od in terreno molto umido si possono osservare il pioppo tremulo (Populus tremula), il pioppo bianco (Populus alba), l’ontano bianco (Alnus incana) ed alcuni salici (Salix sp. pl).
Fra le specie a portamento arbustivo sono comuni il nocciolo (Corylus avellana), il ginepro (Juniperus communis), i rovi (Rubus sp. pl), le rose selvatiche (Rosa sp. pl.), mentre alle quote più alte troviamo il lampone (Rubus idaeus), il mirtillo nero (Vaccinum mirtillus), il brugo (Calluna vulgaris) ed il fior di stecco (Daphne mezereum) dai profumatissimi fiori che appaiono prima delle foglie. Sempre ad alte quote, isolati od in piccoli gruppi cespugliosi, vegetano i maggiociondoli (Laburnum anagyroides e Laburnum alpinum) ed i sorbi (Sorbus aria e Sorbus aucuparia).
Alle massime elevazioni s’incontrano radure, pascoli e praterie: è in questi ambienti che in primavera ed in estate s’incontrano svariate specie erbacee fiorite, che accendono di colori un paesaggio già notevolmente piacevole. Allo sciogliersi delle nevi è possibile ammirare i crochi (Crocus albiflorus e Crocus napolitanus), quindi appare copiosa, con il suo colore blu intenso, la genziana (Gentiana kochiana) e poi la vistosa primula officinale (Primula veris). A primavera già inoltrata fanno la loro comparsa il botton d’oro (Trollius europaeus), il tulipano giallo (Tulipa australis), la Viola calcarata, l’arnica (Arnica montana) e le orchidee (Dactyloriza sambucina, Orchis pallens, Orchis mascula, Nigritella nigra, ...).
Soprattutto nelle radure, o comunque nelle immediate vicinanze di alberi, le prime specie ad apparire sono il campanellino primaverile (Leucojum vernum) e la scilla (Scilla bifolia), mentre in stagione più avanzata fanno la loro comparsa il giglio rosso (Lilium bulbiferum var. croceum), il sempre più raro giglio martagone (Lilum martagon) e le aquilegie (Aquilegia vulgaris e Aquilegia atrata).
Se nella fascia collinare le specie fungine sono tante ed interessanti, la zona montana presenta una varietà ancora maggiore, dovuta sicuramente alla concomitanza di fattori favorevoli, quali la situazione termica, la natura diversa del substrato che può essere indifferentemente acido, basico o neutro e soprattutto la vegetazione arborea molto varia che facilita la fruttificazione di funghi simbionti. Bellissime e molto interessanti, infine, sono le specie legate agli ambienti praticoli, fra le quali si segnalano, per rarità o semplicemente per i variopinti colori, numerose Hygrocvybe (H. punicea, H. quieta, H. psittacina, H. intermedia. H. ovina, H. clorophana, H. unguinosa, H. calyptriformis, H. coccinea)
Elenco micoflora censita
L’elenco è aggiornato al dicembre 2008.
CONCLUSIONI
L’indagine sulla micoflora in alta Val Staffora, nonostante il breve periodo di osservazione, ha già consentito di ottenere risultati importanti e di ricavare dati molto interessanti: tutto questo sarà sicuramente stimolante per proseguire nella “infinita” opera di ricerca e censimento.
La notevole eterogeneità del territorio preso in considerazione, sia sotto l’aspetto morfologico che della vegetazione, unitamente ai diversi microclimi che si creano, favoriscono indifferentemente la fruttificazione di specie termofile e mesofile e di specie legate sia ai suoli acidi che, soprattutto, a quelli basici.
Il periodo di crescita è stato in questi anni particolarmente influenzato dall’andamento climatico anomalo rispetto allo standard del territorio, caratterizzato nei primi due anni da piogge scarsissime e clima precocemente rigido. Fortunatamente sono stati migliori, anche se non normali, i due anni successivi, nei quali abbiamo avuto il 2002 particolarmente siccitoso, con le prime piogge apparse solamente a metà settembre e quindi fruttificazione delle specie estive a fine settembre, con conseguente ritardo e scarsità di quelle autunnali.
Di contro l’anno successivo ha presentato copiose precipitazioni già dai primi giorni del mese di agosto con giornate in cui le temperature subivano notevoli variazioni: rimarchevole è stato quindi l’anticipo del periodo di crescita per le specie autunnali, con abbondanza, ad esempio, di Tricholomataceae e Hygrophoraceae già dalla prima quindicina di settembre. Dopo tre anni abbastanza regolari, abbiamo avuto il 2007 molto avaro di fruttificazioni ed un 2008 addirittura disastroso: dopo un inizio di stagione promettente nel quale le abbondanti piogge dei mesi di maggio e giugno hanno consentito una discreta presenza di specie legate al periodo, si sono avuti un estate ed inizio autunno particolarmente siccitosi e ventilati con conseguente latitanza assoluta di miceti. A poco sono servite le tardive piogge, se non a favorire la comparsa, nel mese di novembre, di alcune entità saprofite.
Osservando alcuni dati statistici possiamo notare che dal 2000 al 2008 la ricerca ha consentito il censimento di 707 specie: altre sono già state individuate e sono in attesa di verifiche e controlli per la loro corretta determinazione.
Le specie e relative varietà o forme, sono così sistematicamente suddivise:
2 Divisioni
3 Classi
4 Subclassi
31 Ordini
65 Famiglie
162 Generi
Delle specie fungine osservate 698 pari al 98,73% appartengono alla Divisione Eumycota, solo 9, pari al 1,27%, alla Divisione Mixomycota.
Tra i Mixomycota le 9 specie appartengono a 8 Generi, 5 Famiglie (Cribariaceae, Trichiaceae, Reticulariaceae, Physaraceae, Rhytismataceae) 4 Ordini (Liceales, Physarales, Rhytismatales, Trichiales) e 1 Classe (Mixomycetes)
Proseguendo nella statistica rileviamo che nella Divisione Eumycota scarseggiano gli ascomiceti, 51 pari al 7,31%, contro 647 basidiomiceti pari al 92,69%.
Nella Classe Ascomycetes sono rappresentati 7 Ordini (Pezizales 43,14%, Tuberales 21,57%, Helotiales 17,65%, Xylariales 7,84%, Sphaeriales 3,92%, Elaphomycetales 3,92%, Hypocreales 1,95%), 18 Famiglie con buon risultato in Tuberaceae (11 specie pari al 21,57%) e 22 Generi.
Per quanto riguarda la Classe Basiomycetes, le 4 Subclassi sono rappresentate nelle seguenti misure:
Hymenomycetidae 542 specie (83,77%) distribuite in 81 Generi, 22 Famiglie, 8 Ordini
Aphyllophoromycetidae 65 specie (10,05%), 34 Generi, 13 Famiglie, 8 Ordini
Fragmobasidiomycetidae 6 specie (0,93%), 4 Generi, 3 Famiglie, 2 Ordini
Gastromycetidae 30 specie (4,63%), 14 Generi, 8 Famiglie, 5 Ordini
Lo 0,62% (4 specie) è dato da Calocera viscosa, Calocera cornea, Calocera furcata e Gymnosporangium clavariaeforme, di collocazione non ben definita ed attribuibile all’Ordine Dacrimycetales.
Tra le Famiglie ben rappresentate sono le Russulaceae (14,53%), Tricholomataceae (14,22%), Cortinariaceae (10,05%), Marasmiaceae (8,66%), Hygrophoraceae (7,57), Boletaceae (7,42%).
BIBLIOGRAFIA
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